venerdì 3 novembre 2017

Rapporto Rifiuti Urbani ISPRA

Diciamo la nostra sul Rapporto Nazionale Rifiuti
Un documento la cui completezza ci viene invidiata (quelli analoghi prodotti all’estero sono in genere meno accurati e completi) e che ci dà sempre una occasione di guardare alla “bigger picture”, la panoramica di settore nello spazio e nel tempo.
ANZITUTTO: Superato il 50% di RD a livello nazionale, obiettivo intermedio bello ed importante. La cosa dipende certo anche dal nuovo metodo di calcolo (che include - impropriamente - il compostaggio domestico nelle percentuali di RD, mentre prima la cosa era solo su base regionale) ma di certo questa è una “milestone” importante, un traguardo intermedio che rappresenta anche una soglia psicologica, la RD contribuisce alla gestione dei RU per più della metà degli stessi, e possiamo con più convinzione attrezzarci a percorrere l’altra metà del viaggio.
MA E' POI VERO CHE da sempre ci piacciono i dettagli, e sappiamo valorizzarli. Allora, vedendo i dati regionali, si ha la conferma che 2 Regioni (Veneto e Trentino AA, circa 6 milioni di abitanti) sono oltre il 70% di RD, altre (Friuli VG) stanno raggiungendo la soglia. 2 considerazioni: A) mentre a Bruxelles si discute la praticabilità di obiettivi pari al 65 o 70% al 2030, territori vasti ci sono già. B) questo fa del Veneto e Trentino le Regioni più avanzate in Europa, assieme alle Fiandre.
SCENDIAMO ANCORA di più nel dettaglio: 4 Province (Treviso, Mantova, Pordenone, Belluno) sono sopra l’80%, Treviso è all’87, e ben sotto i 100 kg/ab.anno di RUR, la “metrica di sistema” che noi proponiamo da tempo per misurare meglio la virtù, tenendo insieme gli sforzi su riduzione e RD (sia detto per inciso, con tale metodo di misurazione, non ci sarebbe il problema di tenere impropriamente il compostaggio domestico nella RD allo scopo di non penalizzare i Comuni che puntano massicciamente su di esso, in quanto sia la riduzione che la RD contribuirebbero a raggiungere l’obiettivo).
IN TUTTO QUESTO, fondamentale il ruolo trainante delle esperienze che hanno adottato un impegno formale a lavorare verso "Rifiuti Zero", delle Amministrazioni che vi si impegnano, degli attivisti che esercitano stimoli e controlli. Le Capannori, Treviso, Parma, ecc. tutte situazioni ampiamente citate anche in ambito internazionale (e dallo stesso Commissario UE Karmenu Vella) come evidenze della validità dei percorsi della Economia Circolare.
TRA LE METROPOLI, Milano ormai attorno al 60% di RD (siamo sufficientemente convinti che lo superi nel 2017) grazie alla estensione del domiciliare a tutta la città (schema formale di RD porta a porta, inclusa la separazione dell’organico da cucina, più grande al mondo).
E’ CERTO BELLISSIMO leggere questi numeri alla luce delle accuse di velleitarismo quando si iniziò nel 1993 con il porta a porta nel territorio del Nord-est Milanese, poi finalmente accompagnati dal bacino “Padova Uno” l'anno successivo, ed allora erano le uniche due situazioni, e si dava del pazzo a chi proponeva questo approccio, e si diceva che tali situazioni non erano replicabili, e che già il 35% di RD, obiettivo fissato dal Dlgs 22/97 qualche tempo dopo, era troppo ambizioso….
Niente di tutto questo. Stiamo vincendo questa magnifica, pacifica guerra, grazie a tutti quelli che ci si cimentano già ed agli avamposti nei nuovi territori, dài che staniamo gli ultimi giapponesi nella giungla.
CI SONO NOTE NEGATIVE? Sì: l’aumento dei RU. Su questo in parte incide l’inclusione del compostaggio domestico (azione più propriamente di riduzione, e come tale considerata sinora in molte Regioni) nelle percentuali di RD, il che fa aumentare anche il denominatore (produzione complessiva di RU). Ma di fronte alla annotazione che la ripresa dei consumi ha determinato anche la ripresa dell’aumento dei RU, di certo ora dobbiamo ingranare le marce più alte di quello che è l’altro obiettivo cui aspiriamo, in ossequio alle strategie di efficientamento nell’uso delle risorse, ed al principio che “il rifiuto migliore è quello che non viene prodotto”: la riduzione dei rifiuti, secondo il criterio del “disaccoppiamento” che pervade il Pacchetto Economia Circolare: riduzione della intensità d’uso delle risorse per unità di PIL, o di valore aggiunto.
Avanti così.

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